Buongiorno a tutti i nostri fantastici utenti (virtuali). Seguiamo oggi la vicenda dell’epidemia di peste degli anni tra il 1656 ed il 1657, che rivela un’evoluzione positiva per la città di Ascoli.

Verso la metà del secolo è attestata una situazione ancor più grave della precedente, che indusse le autorità, per scongiurare “le contingenze presenti del contagio dilatato in molte parti non solo del Regno di Napoli ma anco dello Stato Ecclesiastico”, tenendo “di maniera stretta la città”, con “il rischio di soffrire quelle miserie delle quali sin hora non poco sono gli altri travagliati”, oltre ad attuare i “rimedi terreni”, mediante provvista di grano, a rivolgersi anche ai “rimedi celesti”. Nel 1656 il Consiglio dopo avere pregato in giugno il vescovo di esporre l’immagine della Madonna di san Luca “per interceder a’ preservarci”, in agosto offrì i pali  non assegnati per il mancato svolgimento delle Corse per i “presenti sospetti di contagio” a sant’Emidio “acciò adesso più che mai protegga e liberi da ogni male”. Quindi nello stesso mese ricorse al “patrocinio” della Madonna di Loreto, con la formulazione del voto di “andare vestiti di sacco alla Santa Casa”, non appena “che sia cessato il male”.

L’anno seguente il 9 aprile 1657, come si vede dalla foto che vi mostriamo, il Consiglio prendeva atto di “essere stati sottratti” al contagio, avendo “mirato l’esterminio de luoghi circonvicini senza haver provato i mortiferi malori di questo flagello, con la totale preservatione dal male contagioso”; deliberava pertanto di adempiere in settembre a quanto promesso, organizzando il viaggio “con maggior decoro possibile”(Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Archivio storico del Comune di Ascoli, Consigli, reg. 99, c. 143v).

A presto. Restate connessi.

#iorestoacasa

#iorestoacasa